Nei primi 8 mesi del 2022 il valore delle esportazioni dei produttori italiani di macchine, impianti, utensili e altre attrezzature per l’estrazione e la lavorazione delle pietre naturali ha fatto segnare una diminuzione su base annua del 4,8%. A rilevarlo sono i dati elaborati dal Centro Studi di CONFINDUSTRIA MARMOMACCHINE, che indicano che nel periodo gennaio-agosto le vendite all’estero delle nostre tecnologie settoriali sono state pari a 699,7 mln di euro, contro i 734,9 mln dello stesso periodo dell’anno precedente.
Questo calo può sicuramente essere in parte spiegato da un “rimbalzo” fisiologico dopo gli ottimi livelli raggiunti del 2021, quando si era registrato un recupero del 18,5% che aveva riportato l’export del comparto sui livelli pre-pandemia (+0,3% la differenza nei confronti del 2019), ma va tuttavia segnalato che negli ultimi mesi si è assistito ad un forte rallentamento degli investimenti produttivi in alcuni importanti mercati target, in particolare nel Regno Unito, in Cina – che continua a essere penalizzata dalle restrizioni per contenere la pandemia – ed in Egitto, con questi ultimi due Paesi che sono addirittura usciti dalla classifica dei primi 10 Paesi di destinazione.
A livello più generale, il quadro che emerge dal dato dei primi otto mesi del 2022 è comunque di una sostanziale tenuta per le vendite all’estero dei costruttori italiani di tecnologie per marmi e graniti – le cui esportazioni rappresentano in media una quota vicina all’80% del fatturato complessivo del settore -, che fino ad ora hanno saputo dimostrare una straordinaria capacità di adattamento e di reazione alle difficoltà legate all’attuale situazione internazionale.
Analizzando nel dettaglio la classifica dei primi 10 Paesi di destinazione emerge innanzitutto l’aumento record delle nostre esportazioni verso gli Stati Uniti (+30,6% rispetto al periodo gennaio-agosto 2021), che si sono confermati 1° mercato per le tecnologie lapidee italiane con importazioni per 128,8 mln di euro. Sono invece rimaste sostanzialmente stabili le vendite verso il nostro 2° buyer, la Spagna (-2,6% rispetto agli ottimi livelli del 2021, per complessivi 47 mln), mentre sono in discreta crescita quelle verso la Germania (+11,3%), sul terzo gradino del podio con acquisti per 38,8 mln. Tra i mercati UE si segnalano in deciso aumento le importazioni di macchine lavorazione marmo italiano dalla Francia (+36,3%, 4° con 38,6 mln) e la tenuta della Polonia (-0,8%, 6° con 33,4 mln). Tra le note più positive del 2022 va sicuramente annoverato il consolidamento della crescita delle nostre vendite di tecnologie verso due storici partner extra UE come India (+38,9%, 5° con 35 mln) e Brasile (+47,3%, 8° con 28,5 mln), ma anche la buonissima performance del Canada (+22,3, 7° con 31,8 mln). Si segnala in flessione invece l’export verso Regno Unito (-28,7%, 9° con 26,4 mln) e Portogallo (-28,3%, 10° con 22,3 mln).
Se fino ad agosto le statistiche sembrano dunque confermare – nonostante le ben note criticità – una buona tenuta, le previsioni per i prossimi mesi non sono purtroppo improntante all’ottimismo. Il nostro comparto aveva già registrato un’impennata dei prezzi delle materie prime e della componentistica a fine 2021, a cui si è aggiunta a partire dalla seconda parte del 2021 l’abnonorme aumento dei costi energetici. Pur non essendo tra i settori più energivori, il prolungarsi di questa situazione rappresenta un ulteriore elemento di preoccupazione per i produttori italiani di tecnologie lapidee – così come per la maggior parte del tessuto manifatturiero del nostro Paese -, che nei prossimi mesi saranno chiamati ancora una volta a dar prova della loro comprovata capacità di resilienza, di fare innovazione e di riposizionarsi sui mercati internazionali.
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