In un recente report SRM – centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo – ha analizzato l’impatto della pandemia sui trend del settore dei trasporti marittimi e della logistica, evidenziando l’emergere di vecchi fenomeni e nuove criticità nelle catene di approvvigionamento.
Secondo l’analisi nel 2019 occorrevano 39 giorni ad una nave portacontainer per arrivare dalla Cina agli Stati Uniti, mentre nel 2020 il tempo di percorrenza è salito a 49 giorni e nel 2021 a 68 giorni. Ad aumentare sono stati tuttavia anche i costi: sempre nel 2019 spostare un container sulle rotte marittime costava in media 1.421 USD, nel 2020 il costo è salito a 2.171 USD e nel 2021 è arrivato addirittura a 7.556 USD.
Trasporti commerciali via mare molto più lenti e molto più costosi a causa del long-covid economico, dunque, con il risultato che le merci arrivano a destinazione sempre più in ritardo. Nel 2019 il 78% delle navi portacontainer arrivava puntuale al porto di destinazione, percentuale scesa al 64% nel 2020 e precipitata al 36% nel 2021.
“Rialzo dei noli marittimi sui container, blank sailing (cancellazione della toccata in un porto), congestione portuale, vulnerabilità del sistema logistico sono ormai temi caldissimi di cui si dibatte tuttora nel panorama internazionale del comparto e di cui sembra ancora lontana una soluzione o un’inversione di rotta”, si legge nel rapporto, che sottolinea tuttavia come il trasporto via mare rimanga comunque importantissimo per l’economia italiana. Nel 2021 un terzo del totale dell’import-export del nostro Paese è infatti passato via mare, per un valore di oltre 206 mld di euro, con una crescita dell’8,4% del traffico merci rispetto al 2020.
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